Shitsuren Chocolatier
inizia in maniera paradossale per rientrare poi nei canoni del reale…o
per lo meno ciò che viene considerato reale in Giappone.
Souta è un giovinetto normalissimo: si innamora alla follia di una compagna di scuola
di un anno più grande di lui. In pratica le fa da zerbino per lungo
tempo. Acquista per lei (e il fidanzato) il pranzo, la segue e
accompagna ovunque, senza mai avere il coraggio di dichiararsi
apertamente. Il giorno prima di San Valentino, il giovane regala alla
ragazza una bella scatola di cioccolatini da lui prodotta: eccoci al
momento decisivo, in cui Saeko rifiuta finalmente il povero ragazzo. Souta,
non contento, comprende comunque che Saeko adora il cioccolato, dunque
prende la decisione di recarsi a Parigi a studiare presso un famoso
negozio che produce dolci per renderla felice un ipotetico domani.
Favolosa la scena in cui annuncia alla famiglia la partenza: esce di casa dicendo ” vado per un po’ a Parigi”. Souta torna dopo 6 anni, e ora viene chiamato il principe del cioccolato, visto il discreto successo avuto in Francia. Saeko è la prima a presentarsi alla sua porta e cosa mai potrà chiedergli? Lo sfrutta ancora una volta, domandandogli se sarà proprio lui a produrre per lei il dolce per il suo imminente matrimonio.
Souta, che inizio a pensare sia un tantinello masochista, ovviamente
accetta: la fatica è così tanta che il giovane sviene appena terminato
di preparare la torta per la cerimonia. Questo infatti non è il suo
unico impiego del momento, visto che sta per aprire un negozio tutto suo e i preparativi da fare sono parecchi.
Saeko si sposa: a questo punto è tutto finito? Ma ovviamente no, perchè
Souta le sta ancora dietro come un cagnolino: c’è da chiedersi come mai
si impegni così tanto nel perseguire la sua rovina sentimentale.
Concludiamo con un avversario che si affaccia sul panorama dolciario cittadino e sfida il principe del cioccolato. Chi vincerà?
55 minuti di dorama visti senza colpo ferire: questo
già vuol dire qualcosa. Il fatto che la prima puntata sia così lunga ma
non annoi è un ottimo segno. Mi piace Souta, che si fa i viaggi mentali
su cosa potrebbe accadere in ogni situazione e poi ha perennemente un
duro risveglio. Detestabile la protagonista femminile: pare ci goda a
mortificare sempre di più il povero ragazzo innamorato di lei. Quando un
nipponico si impegna a creare un personaggio odioso, al 99% delle volte
vi riesce con eclatante successo.
Continuerò a seguire la serie, sicuramente ricca di attrattive.
Scritto da:
valeria
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