lunedì 7 aprile 2008

Chonchu

Chonchu è un manwha (fumetto coreano) di Kim Sung-Jae (storia) e Kim Byung-Jin (disegni). Pubblicato per la prima volta in Corea nel 2000 dalla HAKSAN PUBLISHING CO., sulla web-zine di “Haksan”, Chonchu ben presto si è fatto notare come uno dei più importanti titoli sulla scena del fumetto coreano. Edito in italia dalla Flashbook nel 2001, conta 15 volumetti. (Voci sostengono che la serie dovrebbe essere di circa 28-30 volumi, di cui 15 già pubblicati). Chonchu è un manhwa fantasy a tinte forti ambientato in un medioevo immaginario popolato da clans e forti guerrieri, da profezie e campi di battaglia.
Dai personaggi ricercati ma veri, vivi che colpiscono per la loro umanità fatta di contraddizioni e fragilità.
Un'opera che colpisce perché trasmette qualcosa e non si ferma ai bei disegni, ai combattimenti agli intrighi. L'ambientazione di "Chonchu" è quella di un medioevo caratterizzato dalla presenza di diverse tribù. Chonchu nasce sotto quella degli Yemaeks insieme al fratello gemello Ulpasso.
Tutto inizia con un oracolo, che annuncia la nascita del figlio del demonio tra i regnanti del popolo Yemaeks; egli sarà sinonimo di morte e devastazione. Verranno alla luce, però, due gemelli e tra i due, solo quello scelto dalla pietra del demonio, simbolo di immortalità, sarà bandito dai confini territoriali...
Ancora neonato, Ulpasso, figlio del demonio, sacrifica alla Pietra, il fratello Chonchu che viene quindi maledetto e allontanato dalla sua tribù.

Inizia così la vita di questo uomo, condannato dalla pietra che ha conficcata nel petto, all'immortalità e alla violenza.
Chonchu viene quindi adottato da Abolchan, capo della tribù dei Mirmidons, composta da guerrieri dediti esclusivamente alla guerra. Così il protagonista si ritrova fin dalla più tenera età emarginato da tutti e costretto a rischiare ogni giorno la vita in battaglia...
Chonchu vive nel disagio, chiedendosi perché fosse stato abbandonato e considerato maledetto, "figlio del demonio", da tutti.
Il suo scopo di vita diviene la vendetta e la ricerca dei veri colpevoli della sua situazione.
Interessanti e precise sono le caratterizzazioni dei personaggi: Chonchu che subito appare come un assassino spietato si rivela essere un uomo stanco della sua immortalità e terrorizzato dalla sua stessa malvagità.
Allo stesso modo Ulpasso, vero figlio del demonio appare via via sempre più umano.
A Chonchu, solitario, pessimista, vendicativo, non resta che lottare per vivere, per i suoi sogni, per allontanare da sé stesso quel destino di morte e capire il perché di tanta sofferenza; mentre il tirannico Ulpasso quasi colpito da una doppia personalità, cerca in ogni modo di eliminarlo in modo che la verità non venga a galla.

Nei primi numeri viene anche presentata Fassa, la giovane promessa sposa di Ulpasso, al fine di riunire le due tribù cui appartengono, che però sembra avere una caratteristica fondamentale per il protagonista, ovvero quella di riuscire, in sua presenza, a placare la sua sete di sangue. Fassa è colei che cambia in qualche modo l'animo di Chonchu.
Impegnata a salvare Chonchu dalla sua stessa violenza, cerca di dargli un nuovo scopo per cui vivere, mentre Hyunwuk, governatore dello stato Wha, è sempre più attratto dalle capacità del nostro protagonista, ignorandone la vera identità.
Vicini a modo loro a Chonchu, Agon il capo dei Mirmidons, suo amico d'infanzia che ora dopo aver visto morire la maggior parte del suo popolo in lotte tra clans che avevano come scopo l'eliminazione dello stesso Chonchu, lo detesta.
Poi ci sono Shinji e Amir, entrambi della compagnia con cui il protagonista viaggia: il primo, abile sia con le armi che nel persuadere la gente, (non sguaina mai la spada); la seconda, valente guerriera e sorella di Agon, innamorata dall'infanzia di Chonchu, accompagna il "figlio del demonio" nelle sue avventure, subendone spesso le conseguenze.

"Io combatto solo per vivere…Anche se mi dicono che ho meno amor proprio di un mendicante e sono peggiore del più vile bandito…Io voglio vivere" Queste parole pronunciate da Chonchu, a mio avviso, non potrebbero descrivere meglio questo protagonista.
Maledetto dalla nascita, Chonchu è il detentore della pietra del demonio, che lo rende immortale.
Abbandonato da suo padre ed allevato da un popolo che non è il suo, il suo destino è quello di combattere contro il fratello gemello per comprendere il perchè di tanta sofferenza. Il campo di battaglia è la sua casa, mentre il suo nome è diventato sinonimo di massacri sanguinosi...
Questo manhwa fantasy si presenta come un capolavoro, caratterizzato da disegni bellissimi, tavole chiare e precise, che rendono la lettura piacevole e scorrevole.

La storia, che può sembrare un po' come "già vista", promette sviluppi interessanti e riuscirà ad appassionare i lettori, anche grazie ai personaggi ben caratterizzati ed all'evoluzione che avrà la vicenda nei vari numeri...
Il protagonista è un personaggio controverso e sanguinario, un antieroe che non esita ad immergersi senza indugio in battaglie e massacri, uscendone miracolosamente illeso grazie ad un artefatto magico incastonato nel suo petto, chiamato "pietra del demonio".
In realtà ciò che da subito viene rivelato è che il vero figlio del demonio è il fratello di sangue di Chonchu, Ulpasso, che detiene la carica di Taemagniji, ossia monarca dello stato Wha, una delle potenze militari che popolano il mondo di Chonchu, e man mano che il racconto procede sempre più palesi si fanno i suoi progetti sanguinari di conquista. I due giovani autori, alla loro prima opera di spessore internazionale, hanno fatto davvero un ottimo lavoro sia a livello di trama che di character design: la sceneggiatura è di buon livello, ricca di colpi di scena, anche se risulta obiettivamente difficile, almeno all'inizio, destreggiarsi all'interno del complicato sistema di stati, tribù e clan che affollano l'universo di Chonchu, sintomo anche questo, comunque, di una cura quasi maniacale nella costruzione di un'ambientazione efficace e credibile, che si rifà ad un medioevo non troppo convenzionale.

Sempre d'effetto i numerosi flashback, che hanno il merito di chiarire le fasi salienti dell'infanzia del protagonista, così come di gettare un po' di luce sul misterioso passato di alcuni personaggi, e quindi di rendere ben più approfondite le relazioni tra i vari attori di questa originale epopea. Denominatore comune in Chonchu è che niente in realtà è come sembra: il protagonista, da tutti ritenuto l'incarnazione stessa del male, non è altro che una vittima, il cui animo, nonostante la crudeltà e la durezza della propria esistenza, ancora mantiene brandelli di fiducia e generosità; il gemello Ulfasso, carismatico e astuto imperatore, sfacciatamente sicuro di sè, è costantemente divorato dalla paura e irretito dal Demonio che è dentro di lui; il silenzioso e pacato Shinji, la cui spada non è mai stata sguainata da quando appartiene ai Mirmidons, non può essere più diverso da ciò che era prima di incontrare Abolchan; la dolce Fassa nasconde una determinazione e una fermezza non comuni; persino nello strafottente Hyunwuk si annidano zone d'ombra inaspettate...
E tutti loro lottano, lottano per se stessi, lottano contro il mondo, ognuno con la propria morale, qualcuno senza morale alcuna, molti come vittime di un passato che non muore, pochi per negarlo, quel passato... Perchè lottare è vivere, o forse soltanto sopravvivere ma, in ogni caso, sembra che ne valga la pena.

Questo affascinante universo è rappresentato grazie ad uno dei migliori e più originali tratti che l'industra del fumetto coreano abbia sfornato di recente: il disegno, che in determinate scene rimane volutamente vicino al limite dello schizzo, è efficace in ogni situazione, rendendo la giusta dose di drammaticità alle scene di combattimento, ma sapendo, nel contempo, scorrere morbido sull'espressione dolce e protettiva di una madre.
Anche il character design si attesta su livelli decisamente convincenti: i longilinei ma scolpiti personaggi, dall'accentuata espressività, sono senz'altro carismatici, così come l'abbigliamento, assolutamente non banale, e le ambientazioni, sia per quanto riguarda le fasi cittadine che quelle ambientate nella brulla e desolata campagna, costantemente calpestata dagli eserciti e imbevuta dal sangue di innocenti e carnefici. In conclusione questo manhwa ha buone potenzialità date da una storia che promette spunti interessanti e un disegno piacevole.
La composizione delle tavole e il disegno, sicuramente pulito, dinamico e dettagliato, permettono al lettore di comprendere sempre al meglio cosa accade e come si stanno svolgendo i fatti. Chonchu si muove con fredda armonia nella suspance; è un opera di realismo nella sua matrice fantasiosa, cristallina nella elaborazione dei contenuti.

In Chonchu si trova la tragedia: gocce di sangue su una lama tagliente, poesia della guerra, passione; anime sole, anime in viaggio, in lotta, destino e fatalità, tradizione e invenzione, stile, armonia, morte e bellezza.
Chonchu è per tutti coloro che si sentono adulti, indipendentemente dalla parola stessa o dall’età, Chonchu è una lacrima, un volto serioso, ma grazie a questo modo tutto orientale, talvolta Chonchu è anche un sorriso.
E come tutti i capolavori, che siano figurativi o pratici, di una nazione piuttosto che un altra, famosi o meno, anche Chonchu va letto, compreso e solo poi, se necessario, giudicato...

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